L’Isis fa una strage enorme mettendo a ferro e fuoco Parigi e dice che è “l’11 settembre della Francia”. In realtà lo è dell’Europa, che la Francia rappresenta e impersona in questa fase storica. E comunque c’è una gran differenza tra i due attentanti mostruosi. Le Torri Gemelle di New York sono state un evento imprevisto (fatte salve tutte le ricostruzioni di una vicenda che ancora non torna) da istituzioni e opinione pubblica statunitense. A Parigi, in Francia e in Europa ormai da molti mesi (da prima e dopo l’assalto al settimanale satirico Charlie Hebdo) si vive con la preoccupazione e l’allarme per attacchi annunciati e dunque tutto si può dire meno che fossero impreparati, in termini di ordine pubblico e di consapevolezza: eppure la carneficina c’è stata, a dimostrazione che non puoi battere il terrorismo se colpisce a caso, non simboli diretti ma gente di strada, a sua volta simbolo della quotidianità, di una cultura, di una società con i suoi modelli, valori, disvalori. E ancora: sono passati quattordici anni tra i due massacri planetari, e le cose, guerra dopo guerra interessi particolari dopo interessi particolari, vanno sempre peggio.
Dietro l’assalto c’è sempre la domanda: ma chi li arma gli assalitori, sempre noi dell’Occidente industrializzato e delle fabbriche d’armi? E poi: quando la politica, anche con le sue diramazioni belliche, non funziona, si apre lo spazio al terrorismo, da sempre. Chi è indietro in questo processo, l’Isis o l’Occidente? E infine, dal punto di vista italiano: che cosa ci aspetta, alla vigilia del Giubileo romano mentre la nostra classe politica “gioca” su casi di ordinario malaffare?
o.b.